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30. Sator Arepo Tenet Opera Rotas

Il Blog del Sussurro


Il Quadrato Magico del SATOR è la più famosa struttura palindroma che da secoli ha attratto gli studiosi a causa del suo innegabile fascino. Si tratta, sostanzialmente, in una frase in lingua latina (SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS) che può essere letta in entrambi i sensi, come ve ne sono tante altre. La sua singolare caratteristica, però, è che, essendo formata da cinque parole di cinque lettere ciascuna, è possibile iscrivere la stessa frase in un quadrato di 5 x 5 caselle all'interno del quale la frase può essere letta in quattro direzioni possibili: da sinistra verso destra, e viceversa, oppure dall'alto verso il basso, e viceversa.


Inizialmente si credette che il Quadrato fosse un'invenzione medievale, perché tutti i ritrovamenti fino ad allora effettuati non erano databili prima del IX secolo. Ma nel 1868 uno scavo archeologico tra le rovine dell'antica città romana di Corinium (oggi Cirencester, nel Gloucestershire, in Inghilterra) rivelò la curiosa iscrizione sull'intonaco di una casa databile al III sec. d.C.. In tale frammento, oggi conservato al museo archeologico della stessa città, il Quadrato appare nella sua versione speculare, che inizia con la parola ROTAS.


Il Sator è stato, infatti, inciso su una pietra esterna della chiesa di San Lorenzo a Rochemaure in Francia dall’eretico cataro l’albigese Qiroi, ma al tempo stesso è stampato su una Bibbia carolingia e dipinto in una cappella dell’Inquisizione in Spagna e in diversi edifici sacri medioevali francesi e inglesi. Campeggia su una moneta dell’Imperatore Massimiliano II ed è scolpito sul fondo di un’antica coppa d’argento trovata sull’isola scandinava di Gothand. E’ conosciuto nell’Egitto del IV e del V secolo d.C., nella Cappadocia del IX secolo d.C. e in Mesopotamia (a Dura Europos fu trovato in ben cinque occasioni). E’ presente in un manoscritto latino dell’882 conservato presso la Biblioteca Nazionale Francese; Paracelo la considerava un talismano erotico; Girolamo Gordano nel suo De rerum variegate un rimedio contro la rabbia, e, infine per taluni, sembra contenere dotti riferimenti alla Apocalisse di San Giovanni. Tale è la molteplicità dei luoghi e dei testi in cui ritorna il quadrato magico del Sator, che la sua interpretazione appare un vero rompicapo per archeologi, filologi e paleografi di tutto il mondo.


Solitamente i quadrati magici sono numerici. In genere un quadrato magico si costituisce disponendo tutti i numeri interi in una griglia di NxN caselle in modo tale che ogni sequenza, orizzontale, verticale e diagonale, dia sempre lo stesso risultato. Ciò che ci preme qui rilevare è che il risultato ottenuto è sempre stato considerato ben più di un giochino aritmetico. In Spagna, a Barcellona, sulla facciata esterna della Sagrada Famiglia progettata da Antoni Gaudì, ce n’è uno la cui costante magica è 33, gli anni di Cristo. I numeri dunque si caricano di significati allegorici, diventando portatori di un messaggio più o meno celato. Il più antico quadrato magico che si conosca, il Lo Shu (ossia: Lo scritto del fiume Lo) risale al terzo millennio a.C. e viene dalla Cina. Secondo la leggenda fu dedotto dall’imperatore cinese Yu dal disegno del dorso di una tartaruga sacra trovata nel Lo, un affluente del Fiume Giallo. Per gli antichi il Lo Shu era un simbolo potentissimo che racchiudeva il segreto della vita.


In occidente vi sono molti esempi di quadrati magici che nascondono significati cabalistici ed esoterici. Anche nella storia dell’arte il quadrato magico è stato spesso protagonista. Il più famoso di tutti appare nella Melancolia I di Albert Dürer (1514) ed è legato all’alchimia. Si può dunque concludere che il quadrato magico del Sator, non fosse una semplice sciarada ma celasse, come i suoi confratelli numerici, un significato di una certa importanza. Eppure la sua traduzione è apparentemente banale o, peggio, priva di senso.



Qual è il significato del SATOR


Ma cosa significa la frase "Sator Arepo Tenet Opera Rotas" ? Letteralmente: "Il seminatore, col proprio carro, governa le ruote". Per una lettura cristiana, è facile intuire che, visto il periodo, successivo alla morte di Cristo, si potesse individuare nel seminatore Dio, che governa le ruote dell’Universo. E’ interessante notare come le parole, anagrammate tra loro, diano origine a due pater-noster che danno luogo ad una croce, ad esclusione di una A ed una o O che nell’alfabeto greco simboleggiano l’inizio e la fine. Che i primi cristiani avessero lasciato all’umanità un messaggio crittografato, nell’epoca delle persecuzioni ai loro danni? Non solo… Al centro Tenet, in verticale ed orizzontale, da vita ad una croce, ulteriormente rafforzata dal fatto che la stessa T possa richiamare una figura cruciforme. Con un gioco interessante di forme e lettere, si può evincere un messaggio: Cristo impererà, oltre la sua morte, sull’intera galassia.


L’enigma del quadrato di Sator è stato oggetto di molteplici interpretazioni, tuttavia ancora oggi alcuni ritengono che esso custodisca un significato nascosto. Proprio la molteplicità dei luoghi e dei testi in cui ritorna ne hanno resa particolarmente controversa l’interpretazione, soprattutto perché il termine AREPO, in esso contenuto, risulterebbe non strettamente di origine latina, e indicherebbe probabilmente un tipo di carro in uso presso le popolazioni galliche. Difficile quindi stabilire il significato letterale della frase. Ad esempio, se si leggesse il palindromo da sinistra verso destra, si otterrebbe la frase “SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS”, che secondo una prima interpretazione potrebbe tradursi con:Il seminatore, col suo carro, tiene con cura le ruote”. Una interpretazione più recente, vedrebbe nel palindromo un significato astronomico o cosmologico, e pertanto la traduzione sarebbe “il Creatore con il carro tiene in moto le orbite”. Tale interpretazione risulterebbe coerente con il modello di universo accettato nel basso Medioevo, che identificherebbe con la figura del Sator-Creatore il motore ultimo dell’Universo.


Viceversa, se si leggesse il palindromo cambiando verso di percorrenza alla fine di ogni riga o di ogni colonna, si otterrebbe la frase “SATOR OPERA TENET AREPO ROTAS”, in cui il termine SATOR indicherebbe il SEMINATORE, AREPO rappresenterebbe una contrazione di AREOPAGO (nel significato di tribunale supremo), e il palindromo potrebbe essere tradotto con: “Il seminatore decide i suoi lavori quotidiani, ma il tribunale supremo decide il suo destino”; tale interpretazione attribuirebbe pertanto un significato morale al quadrato magico secondo cui: L'uomo decide le sue azioni quotidiane, ma soltanto Dio decide il suo destino”. Ciascuno di noi gestisce le proprie attività e svolge le proprie mansioni, ma al di sopra di tutti noi c’è un destino che ci governa. Per raccogliere è necessario seminare, per costruire il proprio successo è essenziale lavorare con impegno. E saper essere in armonia con il mondo.


Le 3 ipotesi

L’ipotesi meno accreditata vuole AREPO la corruzione di un nome proprio di persona: Arepoonis, Arepone. La frase in tal caso suonerebbe: “Il contadino Arepone tiene con il suo lavoro le ruote”. TENET può anche essere tradotto con il meno comune: mantenere in funzione, curare, prendersi cura di. Possiamo quindi spingerci a tradurre :” Arepone, contadino, si prende cura delle sue ruote”. Un’esortazione di carattere agreste, dunque, a prendersi cura dei propri strumenti di lavoro. La frase così sembra avere senso, ma questo appare insufficiente per giustificare il successo e la diffusione del Sator.


La seconda ipotesi nacque quando si scoprì che in Gallia, al tempo della dominazione romana, l’aratro era denominato: “arepos”. Niente di più facile che il celtico “arepos” sia stato corrotto nel latino “AREPO”. Come controprova dalle pagine di una Bibbia greca del XIV sec. Balzò fuori una traduzione del Sator dove la parola AREPO corrispondeva al greco “aratron”. Intendendo allora AREPO come ablativo di strumento si potrebbe tradurre: ”l seminatore (il contadino), con il suo carro, tiene con cura le ruote”: La frase è più coerente ma ancora poco interessante. Rimane inevasa la domanda: perché il Sator si trova così sovente accanto ad edifici sacri? L’ultima ipotesi vuole AREPO la corruzione di una parola greca, quella che più vi si avvicina, ovvero: Areopago, la collina di Marte (Ares) ad Atene, dove il tribunale supremo dell’Areopago teneva le sue sedute. Questa ipotesi è quella attualmente accreditata dall’Enciclopedia Britannica. Dovremmo allora tradurre: “Il seminatore dell’Areopago (ovvero gli dei, o Dio) detiene le opere delle ruote”. Frase ancora una volta criptica.


Il vero punto di svolta arrivò dallo storico Ludwig Diehl, che propose di leggere la frase, come molte altre iscrizioni antiche, in maniera bustrofedica cioè a serpentina: la prima parola da sinistra a destra, la seconda da destra a sinistra, la terza da sinistra a destra, ecc. Da notare come seguendo questa ipotesi per la prima volta il valore delle singole parole del Sator smette di essere solo un affascinante gioco enigmistico, e contribuisce a determinarne il significato. Seguendo questo metodo si ottiene infatti: SATOR OPERA TENET AREPO ROTAS. Ossia: Il seminatore (nominativo singolare), le opere (accusativo plurale) tiene (verbo presente terza persona singolare), l’Areopago (nominativo singolare) le ruote (accusativo plurale). Comincia ad intravedersi un significato compiuto a livello filologico e coerente con i ritrovamenti archeologici. Se aggiungiamo a questo che ROTAS era spesso usato dai romani con l’accezione di ruote della fortuna, ruote del destino, ecco che, seguendo questa ipotesi, giungiamo finalmente ad un senso: L’uomo le opere tiene, Dio (o gli dei) il destino.


Al centro della frase il verbo: TENET (che a sua volta divide e racchiude il resto del motto). Ai due lati del verbo il seminatore, simbolo dell’uomo, e il suo contrario: il destino (SATOR/ROTAS), e l’Areopago, simbolo di Dio, colui che tutto dispone, e il suo contrario: l’opera, ossia il lavoro fisico, concreto, terreno (AREPO/OPERA). Ognuno di questi concetti è letteralmente e graficamente l’opposto dell’altro. Forma e semantica allora coincidono: le parole del Sator non sono palindrome per capriccio enigmistico, ma racchiudono in questa loro caratteristica un’indicazione precisa sulla vita e sulle sue contraddizioni. Il messaggio è semplice (per chi lo sappia leggere) e ogni parte che lo compone contribuisce ad esplicarlo. Esso nasconde un quesito che ancora oggi ci lascia sconcertati: in che modo conciliare le capacità dell’uomo di decidere delle sue azioni, con la consapevolezza di un Dio che regola e ordina tutte le cose?


Teologia e Filosofia

Quest’altissimo tema teologico, che ci riconduce allo spinoso tema del libero arbitrio, non è d’esclusivo appannaggio del cristianesimo. Nella filosofia antica furono gli stoici a porsi per primi il problema. Se pensiamo poi alla vicinanza di certi concetti dello stoicismo con quelli del cristianesimo e come spesso filosofi stoici, come Seneca, siano stati creduti cristiani, possiamo ben comprendere come il quadrato magico del Sator, che esaltava il potere di Dio sull’uomo, sia stato accolto tra i simboli della religione cristiana.


Il Sator di Pompei trova in quest’interpretazione una collocazione coerente. In un periodo (metà del I sec. d. C.) il mondo romano aveva smarrito i valori dell’antica Res Publica e i nuovi poteri imperiali inducevano gli imperatori a sentirsi Dèi. Il Sator ricordava allora i limiti del potere umano. Inoltre proprio Pompei, nel 62 d.C., era stata funestata da un tragico terremoto e i suoi cittadini (come scrive lo stesso Seneca) avevano potuto sperimentare sulla loro pelle la precarietà dell’esistenza umana ed era naturale che volgessero i loro pensieri a quel Potere Supremo che così duramente aveva mostrato la sua forza.


In epoca medioevale probabilmente il Sator viene inglobato all’interno della cultura neoplatonica a cui si riallaccia, come abbiamo visto, anche la figura di Ermete Trismegisto. Basandosi sull’insegnamento di Platone, i neoplatonici hanno come fondatore storico Ammonio Sacca, vissuto ad Alessandria d’Egitto nel II sec. D.C., anche se l’esponente più famoso di questa dottrina filosofica fu Plotino (205-270 d.C.) che aprì a Roma la sua scuola. Seguì Niccolò Cusano (1400-1464), Marsilio Ficino (1453-1499) e Pico della Mirandola (1463-1494). Nella Firenze medicea erano questi gli autori più letti (e fra loro anche Ermete, considerato reale figura storica). Con il neoplatonismo giunse in occidente anche quel gusto per l’esoterismo e una conoscenza iniziatica vista come elevazione a Dio. Scienza ed esoterismo oggi sono contrapposti, ma allora erano coesi. Gli umanisti, dunque, (e successivamente tutto il Rinascimento) studiano la matematica, la geometria e l’astronomia, mischiandola con l’alchimia, la magia e la cabala. Il nostro Sator si trova nel mezzo di questo percorso, nonostante non ne faccia propriamente parte. Non c’è allora da stupirsi che fosse adottato dai Templari, che di questa cultura erano impregnati. Ma altri studiosi ricordano che in epoca medievale il significato di questo misterioso scritto prende la forma di un esorcismo, oppure addirittura di una formula magica, un incantesimo, una protezione. Si sa che fu utilizzato anche da coloro che praticavano le Arti Nere, addirittura come un incantesimo amoroso.


Eppure il Sator non nasconderebbe nessuna formula magica, piuttosto sarebbe una pillola di saggezza ad uso individuale, un monito alla presenza umana. Un’altra versione del Memento Homo. Naturalmente questa che vi offriamo è solo una delle tante interpretazioni. Il lettore interessato potrà trovarne altre fino ad arrivare alle più eccentriche. In verità, il Sator rimane a tutt’oggi un oggetto misterioso, la cui esatta funzione non è provata.



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