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6. L'incontro con lo Spirito Guida

Aggiornamento: 19 dic 2021

Il Blog del Sussurro


Eccoci finalmente arrivati al tanto sospirato momento da parte di molti di voi, in cui poter imparare a contattare il proprio Spirito Guida. Questa che vi apprestate a leggere è una meditazione in 4 movimenti, che, solo all’inizio richiederà l’ausilio della memoria, ma in breve tempo diventerà del tutto automatica. Ve la ripropongo così come è arrivata a me, ricordandovi però che prima di ogni pratica energetica è sempre bene radicarsi e proteggersi, per evitare di essere attaccati da entità sgradite. La cosa migliore è evitare di fare questa meditazione da soli, specie se non si è pratici, ma farsi guidare o assistere da un Medium o un Sensitivo esperto, che sappia consigliarvi ed affidarvi soltanto al vostro Spirito Guida, accertandosi che non sia piuttosto un' Entità di bassa lega che si finga Lui, per potersi nutrire della vostra Energia!


Quanto alla durata, questa meditazione d’accesso richiede, la prima volta, poco più di mezz’ora; dopo qualche “discesa”, richiederà tre minuti soltanto, a meno che il viaggiatore non si soffermi per una qualche ragione ad osservare i vari mutamenti della sua coscienza lungo il percorso. 


Il consiglio che posso darvi è di rilassarvi, liberare la mente e cercare di non razionalizzare: è importante tenere la mente sgombra da preconcetti e pensieri di disturbo. Magari la prima volta non accadrà nulla, magari ci vorrà tempo… non abbiate aspettative! Se non vi riesce la prima volta, ritentate il giorno seguente o quello dopo ancora. Io ho impiegato diversi mesi di pratica per riuscire ad incontrare il mio Spirito Guida, altre persone ci sono riuscite al primo tentativo: dipende solo da voi stessi! Siate sereni! 


Per maggiore comodità, consiglio al lettore di leggere i 4 movimenti al registratore, lentamente, con una breve pausa (una decina di secondi) a ogni asterisco e con una pausa più lunga (almeno 2 minuti) tra un movimento e l’altro; e di eseguire le indicazioni ascoltando la propria registrazione. Alcuni sostengono che per un miglior risultato occorra, la prima volta, eseguire i 4 movimenti insieme con altre persone, almeno una decina, per sfruttare il “campo energetico” che sempre si forma quando alcune persone fanno qualcosa insieme, ma personalmente ho sempre riscontrato buoni risultati anche con meno persone. 


La posizione migliore per questo genere di esercizi è seduti, con i gomiti su un tavolo o sui braccioli della sedia. Tenete a portata di mano un quaderno aperto, e una penna. Iniziamo! 



PRIMO MOVIMENTO 


Chiudete gli occhi. E pensate alla vostra palpebra destra. Alla pelle delicata delle palpebra, alle ciglia.

E immaginate una carezza leggera, di due dita, che passa piano piano lungo tutta la palpebra destra, dalla ghiandola lacrimale fino alla coda dell’occhio.Proprio vicino alle ciglia. 

Piano, dolcemente. Non c’è fretta. Immaginatela una volta. E ancora: un’altra volta. È molto piacevole. Una carezza leggera. E – sentite? – la palpebra destra adesso sembra un poco più morbida, più calda, e dolcemente pesante.


Ora, allo stesso modo, pensate alla vostra palpebra sinistra. Percepite, senza toccarle, la delicata pelle della palpebra sinistra e le ciglia. E proprio come prima, immaginate una carezza leggera, di due dita soltanto, che passa piano piano lungo tutta la palpebra sinistra, dalla ghiandola lacrimale fino alla coda dell’occhio. Passa proprio vicino alle ciglia.Dolcemente. Immaginate una volta. Immaginatela ancora: è piacevole. Una carezza leggera. E anche la palpebra sinistra – sentite? – diventa un poco più morbida, più calda, dolcemente pesante. 


Lasciate che vada dove vuole. Dove sa. È una sensazione non soltanto piacevole, ma preziosa: dovunque arriva, quella sensazione di morbida, morbida pesantezza porta riposo. Lascia uscire tensione, stress.Concedetevi qualche istante per sentire meglio questa sensazione di morbido tepore delle palpebre. Sentite che, piano piano, si estende? Quel tepore scende lungo le guance. Oppure sale, lentamente, oltre le sopracciglia, sulla fronte. 

Ed è una sensazione intelligente, sa dove andare.


Lasciate, per qualche istante, che vada e svolga il suo compito riposante. Non c’è fretta. Concedetevi questo lusso. 



Ora portate di nuovo l’attenzione sulle vostre palpebre, e riaprite lentamente gli occhi. 




SECONDO MOVIMENTO 


Guardatevi intorno – a occhi aperti, per ora. C’è qualcosa di rosso in casa? Osservate il colore rosso. E c’è qualcosa di arancione? Osservate il colore arancione. Poi qualcosa di giallo; di verde; e di azzurro. Se c’è qualcosa color indaco, osservate il colore indaco: se no, sappiate che è un azzurro molto scuro, quasi nero. Infine, osservate qualcosa di violetto. Nel secondo movimento utilizzeremo questi sette colori, ad occhi chiusi. 



Ora chiudete gli occhi; i polsi sono poggiati sul tavolo, la schiena è diritta.Di nuovo, proprio come prima, pensate alla vostra palpebra destra. 


Immaginate una carezza leggera, di due dita, che passa lungo tutta la palpebra destra, dalla ghiandola lacrimale fino alla coda dell’occhio; proprio vicino alle ciglia. Piano, piano; è piacevole davvero: una carezza così leggera. E – sentite? – la palpebra destra sta diventando più morbida, più calda, e dolcemente pesante.Poi, pensate alla vostra palpebra sinistra. Immaginate una carezza leggera, di due dite soltanto, che passa piano piano lungo tutta la palpebra sinistra, dalla ghiandola lacrimale fino alla coda dell’occhio. Vicino alle ciglia, piacevole, dolce. E anche la palpebra sinistra – sentite? – diventa più morbida, più calda, dolcemente pesante. 


Lasciate che vada e svolga il suo compito. Che fretta c’è? Prendetevi questo piccolo lusso ogni volta, ad ogni discesa.

Concedetevi qualche istante per sentire meglio questa sensazione di morbido tepore sulle palpebre. Lasciate che questa sensazione vada dove vuole: è preziosa. Porta riposo, lascia uscire tensione, stress. E sa dove andare: lungo il collo; oppure intorno all’orecchio; o più in là, lungo la nuca, dove di solito si accumula tanta tensione.


Ora, ad occhi chiusi, immaginate di avere davanti a voi qualcosa di rosso. Non importa cosa. Un maglione rosso. Un’automobile rossa. O anche soltanto un puntino rosso, per un secondo. Qualunque cosa va bene purché sia rosso, in qualunque parte dello schermo buio che avete adesso dinanzi a voi, a occhi chiusi.

Il colore rosso.



Ora il colore arancione. In qualunque punto dinanzi a voi, immaginate qualcosa di arancione. Un’arancia. Oppure un tramonto. Qualsiasi cosa. Anche soltanto per un istante. Il colore arancione. 


E ora il giallo. Immaginate qualcosa di colore giallo. Giallo come il limone. Oppure, giallo come il sole che disegnano i bambini. Il colore giallo. 



Ora il verde. È il più facile di tutti. Immaginate una foglia: eccolo, ben visibile, il colore verde. Il colore verde. 



Ora l’azzurro. Immaginate qualcosa d’azzurro. Azzurro carico. Come il cielo nelle cartoline del mare. Azzurro. 



Ora, indaco.

Immaginate il colore indaco. Indaco, come il cielo di notte. Il colore indaco.



E infine, il colore più leggero e misterioso di tutti: il colore violetto. 



Al di sotto del colore violetto, vedete, c’è una strada: lì incomincia una strada. Date soltanto un’occhiata dall’alto, non percorretela ancora.E ora risaliamo, lungo i colori, piano piano. Il colore violetto. Il colore indaco. Il colore azzurro. Il colore verde. Il colore giallo. Il colore arancione. Il colore rosso. Al colore rosso, sentite di nuovo le vostre palpebre, e riaprite lentamente gli occhi. Appena avrete riaperto gli occhi, annotate in breve sul quaderno ciò che avete visto dell’imbocco di quella strada.

TERZO MOVIMENTO 

Mettetevi comodi, sulla sedia – ma sempre con la schiena diritta.

E pensate alla vostra palpebra destra. Immaginate la carezza leggera – la punta di due dita – che passa piano piano lungo tutta la palpebra destra, dalla ghiandola lacrimale fino alla coda dell’occhio, proprio vicino alle ciglia. Piano, piano, dolcemente. E la palpebra destra sta diventando più morbida, calda, dolcemente pesante.Poi pensate alla vostra palpebra sinistra. E immaginate la carezza leggera, di due dita soltanto, che passa piano piano lungo tutta la palpebra sinistra, dalla ghiandola lacrimale fino alla coda dell’occhio; vicino alle ciglia: piacevole, dolce. E anche la palpebra sinistra sta diventando più morbida, calda, dolcemente pesante. 


Concedetevi anche questa volta qualche istante per sentire meglio il tepore delle palpebre. Non c’è fretta. Lasciate che questa sensazione di tepore vada dove vuole; è preziosa, porta riposo ovunque arriva. Se scende lungo il collo e poi lungo il petto, lasciatela fare. Sa dove andare. Lasciate che svolga tranquillamente il suo compito.


Ora scendiamo lungo i colori.

Immaginate il colore rosso. Il colore rosso.

Poi il colore arancione. Come un’arancia. Il colore arancione.

Poi il colore giallo. Come il cole che disegnano i bambini. Il colore giallo. Il colore giallo.Poi il verde. Come una foglia. Il colore verde. 

Come il cielo di notte.Poi l’azzurro. Come il cielo nelle cartoline del mare. Il colore azzurro. Poi il colore indaco. Il colore indaco. 

Al di sotto del colore violetto, vedete, c’è ancora l’imbocco della strada: percorretela, questa volta. È il leggera discesa, vedete? Proseguite. Fate caso ai dettagli: osservate bene ciò che avete intorno, sulla destra, sulla sinistra.

E poi il colore più leggero e più misterioso di tutti: il colore violetto.



Ci sono case, marciapiedi? O è una strada di campagna? O c’è il mare? Fate caso ai dettagli.

E il fondo della strada com’è? C’è ghiaia, o terra battuta,o è asfaltata? Guardate bene.


Continuate. Si va di buon passo, lungo queste strade. Ora vedete? – c’è uno spiazzo in fondo alla strada, ampio, comodo. Lì fermatevi. Infilate una mano nella tasca destra e sentite cosa c’è: qualcosa di morbido – di velluto, o di pelle di daino, non si capisce bene. Prendetelo, guardate cos’è. È un sacchetto, morbido, di velluto. Di che colore è? Di che colore è la cordicella che lo chiude? Guardate bene. 


Tirate i capi della cordicella, apritelo. E infilate dentro la mano. C’è una sostanza leggera: più leggera della cipria, più leggera della cenere. Appena più densa dell’aria. Guardate com’è, sulla punta delle dita.



Questa sostanza ha poteri molto speciali. Sperimentate uno di questi poteri: tracciate nell’aria, proprio davanti a voi, una cornice – una forma che vi piaccia. Vedete? La cornice rimane. Prendete ancora un po’ di quella sostanza, e plasmate la vostra cornice in qualsiasi materiale vi piaccia. Quel materiale prenderà subito forma sotto le vostre dita, e rimarrà. Non ponete limiti all’immaginazione: volete che sia una cornice d’oro? O di acqua? O di diamanti? O di nuvole?

Un pizzico della sostanza che avete nel sacchetto farà comparire qualsiasi materiale vorrete. Continuate a lavorare alla vostra cornice, a plasmarla – per almeno un minuto.


(venti secondi di silenzio) 


Mentre la state tracciando non vi piace più? Potete cancellarla, con la gomma che c’è sulla matita. Disegnatela e ridisegnatela fino a quando vi piacerà.

E ricordate: a ogni discesa potrete cambiare questa cornice, con un po’ della vostra polvere. Questo è il regno della trasformazione, e tutto può cambiare qui: e voi, soltanto voi, siete i padroni qui.


(trenta secondi di silenzio) 


Date un’occhiata alla cornice. Può andare, ora? Per ora sì. Rimettete in tasca il sacchetto. Ora appoggiate la mano al centro della cornice, spostatela un poco verso sinistra, e premete leggermente. Qualcosa si sposta all’interno della cornice: sentite? Qualcosa, una superficie invisibile si è spostata, aprendosi come una porta. Ora riportate indietro la mano e – sentite? – quella superficie invisibile si richiude, con un leggero scatto.Provate ancora una volta. Ecco. Basta così, per ora. Ora riponiamo la cornice. Si fa così: premete delicatamente sui lati della cornice, verso l’interno. La cornice si rimpicciolisce. Non è più grande di un giornale, premete ancora: sarà grande come una rivista. Poi come un libro; poi come una carta d’identità; poi come un francobollo. Poi come un granello di ghiaia. Riponete quel granello di ghiaia nel sacchetto che c’è nella vostra tasca destra. Lì lo ritroverete ogni volta. Ora voltatevi, e percorrete la strada fino ai colori. E risaliamo lungo i colori. Il colore violetto. Il colore indaco. Il colore azzurro. Il colore verde. Il colore giallo. Il colore rosso. Al colore rosso, sentite di nuovo le vostre palpebre, e riaprite lentamente gli occhi. Appena avrete riaperto gli occhi, annotate brevemente sul quaderno qual è la forma, il colore e il materiale della vostra cornice. 



QUARTO MOVIMENTO 


Prima di questo quarto movimento provate a scrivere sul quaderno, a occhi chiusi, una fila di i (col puntino). Una fila di u. Una fila di r. Proprio come in prima elementare ma ad occhi chiusi.Vedete che è facile? Provate una fila di s, che di solito è la lettera più complicata da scrivere ad occhi chiusi. 


Ricordate: è indispensabile che durante le conversazioni con i vostri maestri voi prendiate nota, con la grafia più chiara possibile. Tutto ciò che non annoterete di quelle conversazioni (sia le vostre domante, sia le loro risposte) scomparirà dalla vostra memori nel giro di pochi secondi, quando avrete riaperto gli occhi, proprio così come a volte scompaiono i sogni, al mattino.


Per evitare che, scrivendo a occhi chiusi, le righe si sovrappongano e divengano illeggibili, potrete appoggiare sul margine del quaderno la mano che non scrive, e toccarla con l’indice dell’altra mano ogni volta che andrete a capo: così saprete quanta distanza c’è tra la riga precedente e la nuova riga. Oppure, potrete tracciare una linea diagonale, discendente, dall’ultima lettera di una riga alla prima lettera della riga successiva.


*


Anche questo è un modo di evitare la sovrapposizione di righe.

Ora posate la penna e chiudete gli occhi. 

L’inizio sarà sempre uguale.

Mettetevi comodi, sulla sedia – con la schiena dritta.

E pensate alla vostra palpebra destra. Immaginate la carezza leggera – la punta di due dita – che passa lungo tutta la palpebra destra, dalla ghiandola lacrimale fino alla coda dell’occhio, proprio vicino alle ciglia. E la palpebra destra diventa più morbida, calda, dolcemente pesante.Poi pensate alla vostra palpebra sinistra. E immaginate la carezza leggera, di due dita soltanto, che passa lungo tutta la palpebra sinistra, dalla ghiandola lacrimale fino alla coda dell’occhio; vicino alle ciglia: piacevole, dolce. 


Lasciate che svolga tranquillamente il suo compito.E anche la palpebra sinistra diventa più morbida, calda, dolcemente pesante. Concedetevi ogni volta qualche istante per sentire meglio il tepore delle palpebre. Non c’è fretta. Lasciate che questa sensazione di tepore vada dove vuole: è preziosa, porta riposo, dovunque arriva. 

E intanto, pensate alle domande da rivolgere ai vostri maestri, che incontreremo tra poco.



Nono ponete domande la cui risposta sia semplicemente “si” o “no”.

Pensate a domande che permettano di conversare un po’; a richieste di spiegazioni, racconti, indicazioni, notizie di cui avete bisogno.


Ora scendiamo lungo i colori. Immaginate il colore rosso.  Poi il colore giallo, come il sole che disegnano i bambini. Poi il colore arancione. Poi l’azzurro come il cielo nelle cartoline del mare.Poi il verde. Come una foglia. E il colore più leggero e misterioso di tutti, il colore violetto. Poi il colore indaco. Come il cielo di notte. 


Al di sotto del colore violetto c’è ancora l’imbocco della strada: percorretela.

Se si è modificata rispetto alla volta precedente, va benissimo così. Questo è il regno della trasformazione. Si modifica per adattarsi a voi.

Voi, semplicemente, fate caso ai dettagli: osservate bene ciò che avete intorno, sulla destra, sulla sinistra.



Arrivate allo spiazzo che c’è in fondo alla strada. Dal sacchetto che è nella vostra tasca destra prendete quel granello, come di ghiaia, premetelo tra le mani, plasmatelo, e in pochi istanti ne prenderà forma la vostra cornice, nella forma che le avrete dato la volta scorsa.Vi piace? 

Se non vi piace, modificatela usando un po’ della vostra polvere.


(quindici secondi di silenzio) 


Ecco, così può andare, per ora.

Ora, allargate la cornice premendo sui lati: verso l’alto, verso destra, verso sinistra, verso il basso. Premete delicatamente con una mano all’interno della cornice, sulla sinistra. Lasciate che si apra lo schermo invisibile che è all’interno della cornice, e scavalcate il lato inferiore – prima con una gamba, poi con l’altra.Ora siete dall’altra parte della cornice; chiudete quello schermo con una leggera pressione. Quello schermo obbedisce soltanto al tocco della vostra mano. Soltanto voi potete aprirlo o chiuderlo. Voltatevi, e guardate cosa c’è, dall’altra parte della cornice. Un pendio. L’orizzonte liscio, è il mare. Non ci sono nuvole. 


Accanto al molo c’è un motoscafo in attesa. Ha una forma curiosa; ma funziona benissimo. Accomodatevi sul motoscafo, sul sedile posteriore. Non c’è nessuna alla guida, il motoscafo va da sé, e sa dove deve andare. Lasciate che vi porti. Immaginate l’odore del mare, il rumore, leggero. Sulla destra – vedete – c’è un molo. Scendete verso quel molo. Si muove. Parte. Questa è la parte più riposante del viaggio: non occorre che facciate nulla, semplicemente godetevi il viaggio in motoscafo. 


E andate verso l’interno. Troverete quasi subito l’apertura di una caverna – è molto grande. Entrate.Guardatevi attorno, mentre il motoscafo va. Com’è il sedile, di che colore è? Guardate com’è la costa che si allontana. È già lontana; il motoscafo è veloce. Curva lentamente verso destra. E vedete già la destinazione, l’isola. Il motoscafo si avvicina all’isola, trova il punto migliore per approdare, approda. Si ferma. Scendete sulla spiaggia dell’isola. 


Sulle pareti ci sono molte porte. Guardatele: sono davvero molte; la prospettiva della stanza è ingannevole: guardando tutte quelle porte, ci si accorge che la stanza è molto più ampia di come vi era sembrata all’inizio.Percorrete le scale: c’è una rampa di scale, che sembra costruita da poco. Un pianerottolo. E un’altra rampa di scale. Percorretela. Siamo arrivati. Questa che vedete, in fondo alle due rampe di scale, è la vostra stanza tonda. Qui solo voi potete entrare. È tonda: il pavimento è circolare. Il soffitto è tondo, a volte. Una delle porte è aperta, la prima sulla sinistra. Entrateci. È un magazzino: contiene molte, molte cose, come vedete. 

Scegliete, tra queste cose, una che serva ad arredare la vostra stanza tonda, a renderla più accogliente, più bella.



Prendete quel che avete scelto e portatelo nella stanza tonda. Ogni volta che scendete nella stanza, date un’occhiata in magazzino, per scegliere qualche altro arredo o oggetto che la renda più accogliente.I vostri maestri, intanto, sanno bene che siete arrivati. Tra poco entreranno. Mettetevi al centro della stanza, riposatevi un poco, e aspettate. 


Una raccomandazione, prima che entrino; siate sempre affettuosi con i vostri maestri, così come loro lo saranno con voi. Non limitate l’espressione del vostro affetto. Non c’è nessuno che vi veda o vi critichi qui. Siate semplicemente affettuosi.Ecco. Una delle porte si sta aprendo. Andate incontro al vostro primo maestro. 

Salutatelo affettuosamente. Siate sempre affettuosi, con loro.


Forse è un volto che conoscete già. Forse non lo conoscete ancora.Forse è invisibile, come lo erano i miei maestri.  Seguitelo. Vi sta accompagnando verso un’altra porta, la apre. Quello che entra da quest’altra porta è il vostro secondo maestro. Salutatelo affettuosamente. Siate sempre affettuosi con i vostri maestri.

E ora prendete la penna e fate domande. Non diranno nulla finché non domanderete. Prendete nota delle risposte. Ricordatevi: tutto ciò che non scrivete andrà perso, prendete nota. Se dopo una domanda vi sembra di non udire nulla, è soltanto un’impressione: lasciate che la penna scriva, non frenatela; o magari, scrivete voi stessi le prime parole, a caso, e vedrete che la risposta prenderà forma rapidamente, da sé, come una dettatura.

Potete domandare qualsiasi cosa. Se vi sembra di stare inventando, anche questa è solo un’impressione. Quando rileggerete, vi accorgerete che non siete stati voi a fabbricare le risposte. 


I maestri vi spiegheranno tutto il necessario. Oh, non ora, certo. Col tempo. Questa volta si tratta solo di fare conoscenza. A proposito, la domanda che preferiscono è: “In che senso?”. Domandate spesso : “In che senso?”, dopo una loro risposta.Conversate con i vostri maestri, per cinque lunghi minuti.  A partire da questo istante.

(cinque minuti di silenzio) 

Basta così, per ora.  Potrete tornare qui quando vorrete, e proseguire questa conversazione e incominciarne di nuove. Ora congediamo i maestri. Per congedare i maestri, accompagnate il vostro secondo maestro alla porta che vi indicherà, salutatelo affettuosamente e, quando è uscito, tastate la porta per assicurarvi che sia chiusa.

Allo stesso modo, accompagnate il vostro primo maestro alla porta che vi indicherà, salutatelo affettuosamente, e quando è uscito tastate la porta, per assicurarvi che sia chiuda. 

Date un’occhiata intorno: nella vostra stanza tonda è tutto in ordine. Risaliamo. Avviatevi lungo la scala, e ai primi gradini fate un profondo respiro, molto profondo e – vedete? – siete già alla cornice.

Premete delicatamente all’interno della cornice, sulla destra, e lo schermo invisibile si aprirà. Scavalcate la cornice, prima con una gamba, poi con l’altra. Richiudete quello schermo con una leggera pressione, e rimpicciolite la cornice, come sapete fare: è sufficiente che premiate delicatamente sui lati. Diverrà più piccola, tornerà ad essere quel granello come di ghiaia. Riponete il granello nel sacchetto, nella vostra tasca destra. E percorrete la strada, che vi porta verso i colori (è molto più breve il ritorno, vedete?). risalite lungo i colori.Il colore violetto. Il colore indaco. Il colore azzurro. Il colore verde. Il colore giallo. Il colore arancione. Il colore rosso. Al colore rosso, sentite di nuovo le vostre palpebre, e riaprite lentamente gli occhi. 

Appena avrete riaperto gli occhi, rileggete quello che avete scritto sul quaderno e, dove non si legge bene, scrivete meglio le lettere o le parole incomprensibili.

*** 

Questi sono i quattro movimenti; non occorre altro, per l’avvio. La lentezza dell’esercizio, l’attenzione per i dettagli sono molto importanti, servono a dare il giusto tempo a tutte le fasi di questa discesa psichica. La seconda volta che si torna dai maestri è sufficiente ricordare il quarto movimento. La successione dei colori, l’apertura della cornice, il viaggio in motoscafo, la discesa nella stanza diverranno via via molto rapidi.Quanto al motoscafo, qualcuno può trovare fuori luogo che si vada nell’Aldilà con un mezzo tanto moderno: ma è bene così; questo motoscafo risponde ad una precisa necessità, che i maestri vi spiegheranno dettagliatamente, se glielo domanderete. 

Le conversazioni con i maestri possono durare quanto volete: nei primi tempi è meglio limitarsi ad una mezz’ora al massimo – per non stancare l’attenzione - ; in seguito potrete rimanere e conversare anche per un paio d’ore. Per tutto il resto, saranno i maestri a darvi istruzioni, chiarimenti e consigli.



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